La Verità sul CBD: Perché Non È Diventato Illegale

CBD Illegale? No, il CBD non è diventato illegale, la tanto amata infiorescenza sarà ancora disponibile presso i grow shop e i negozi online autorizzati. Il motivo per cui in questi mesi si è ritornato a parlare della legalità del CBD, è dovuto al nuovo decreto del Ministero della salute che il 7 agosto ha inserito l‘olio di CBD e le composizioni per somministrazione orale nella lista degli stupefacenti.
Andando per ordine, è importante ricordare che il cannabidiolo, il composto chimico alla base del CBD, è stato dichiarato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come sostanza naturale sicura. Nel 2017 infatti, l’OMS ha confermato le proprietà benefiche e lo status non psicoattivo del CBD, rendendolo una scelta sicura per il benessere dei cittadini.
In parallelo in Italia, la Legge 242/2016 ha consentito la coltivazione di piante di cannabis light con un tenore di THC inferiore allo 0,2% per scopi industriali. Questa disposizione ha aperto la strada alla produzione e commercializzazione di prodotti a base di CBD, stabilendo un quadro normativo che agevola l’acquisto di questa pianta, evitando nel contempo gli effetti psicotropi associati al THC.
Ma allora perchè in Italia si sta tornando indietro? Perché si dice che il CBD è diventato illegale? Facciamo chiarezza.
Contrariamente a quanto alcune fonti abbiano riportato, l’acquisto di Cannabis Light nei negozi specializzati e online è assolutamente legale. Il decreto, già criticato per imprecisioni scientifiche, si concentra principalmente sull’olio di CBD, mentre fiori di canapa, semi e cosmetici a base di CBD rimangono liberi da restrizioni e possono essere venduti senza limitazioni.
Le infiorescenze di cannabis light sono quindi escluse dalle recenti azioni del Ministero della Salute. Ma andiamo a vedere cosa prevede nello specifico il decreto in questione.
CBD illegale? Cosa dice Il Nuovo decreto del Ministero della Salute
Dal 20 settembre è entrato in vigore il decreto 7 agosto 2023 del Ministero della Salute, pubblicato il 21 agosto sulla Gazzetta Ufficiale, che inserisce “le composizioni per somministrazione orale di Cbd” nella tabella dei medicinali (collegata al testo unico sulle droghe).
Come possiamo leggere nel testo non viene inserito il CBD in quanto tale nella tabella degli stupefacenti, ma solo le “composizioni per somministrazione ad uso orale di cannabinolo ottenuto da estratti di Cannabis” come l’olio di CBD.

Dalla norma emerge quindi che solo i prodotti ad uso orale di CBD estratti naturalmente dalla cannabis, sono entrati a far parte della tabella degli stupefacenti (per l’appunto l’olio DI CBD, le capsule e via dicendo).
Diverse organizzazioni però, si sono opposti a questo decreto, tra cui l’associazione Canapa Sativa Italia e Federcanapa, che di contro ritengono che questa decisione non avrebbe un reale fondamento scientifico.
Il CBD è infatti riconosciuto come una sostanza modulatrice non psicoattiva priva di rischi per la salute, quindi perchè gli olii e affini dovrebbero essere inseriti nella categoria B della lista dei farmaci? Secondo le diverse associazioni infatti, questo sarebbe una contraddizione in quanto il CBD non ha alcun effetto stupefacente men che meno può essere considerato una sostanza dopante. Di conseguenza le associazioni di settore hanno sollevato interrogativi sulla coerenza delle restrizioni imposte.
Una Vittoria per l’Associazione Imprenditori Canapa Italia: Il TAR del Lazio Sospende il Decreto sul CBD
Una buona notizia arriva dal TAR del Lazio che ha preso una decisione significativa in questione, sospendendo il decreto del 20 settembre che aveva classificato le preparazioni orali di CBD (olio e affini) come medicinali stupefacenti.
Questa sospensione è risultata dall’azione legale intrapresa dall’Associazione Imprenditori Canapa Italia (ICI), che ha presentato un ricorso il 3 ottobre di questo anno. La motivazione dietro questa decisione è stata la preoccupazione per i danni gravi e irreparabili che avrebbero potuto ripercuotersi nel settore della canapa, specialmente considerando i sequestri indiscriminati di prodotti non correlati al decreto, come infiorescenze e prodotti cosmetici.
Il TAR del Lazio ha accolto la richiesta di sospensione presentata dall’ICI, riconoscendo la validità delle argomentazioni e della documentazione che dimostrano l’attività di sequestro e chiusura di esercizi.
Il 24 Ottobre uno degli aspetti chiave evidenziati dal Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) riguarda l’insufficiente chiarezza dell’istruttoria relativa al decreto sul CBD, in particolare per quanto concerne gli “accertati concreti pericoli di induzione di dipendenza fisica o psichica”, come stabilito dall’art. 14, co.1, lett. f) punto 1) del D.P.R. n. 390 del 1990.
In aggiunta, allo stato attuale dei fatti, non emergono rischi imminenti per la tutela della salute pubblica, considerando che il Tribunale stesso ha deciso di sospendere l’attuazione del decreto per un periodo di tre anni. Ciò riflette l’opinione del TAR che ha valutato l’istruttoria come carente nella specifica identificazione dei rischi di dipendenza e ha sottolineato l’assenza di rischi immediati per la salute pubblica.
L’attenzione è ora rivolta all’udienza di merito del 16 gennaio 2024, momento cruciale per l’evoluzione della situazione legata al decreto. Nel frattempo, il ricorso degli officinali, già vittorioso presso il TAR, procede al Consiglio di Stato.
Il CBD come rimedio all’ansia

Negli ultimi tempi, numerose ricerche scientifiche hanno confermato l’efficacia del CBD contro lo stress e nel contrastare disturbi d’ansia. Questa sostanza è infatti un antipsicotico naturale che si dimostra benefica sia per gli esseri umani che per gli animali.
Diversi studi medici affermano chiaramente che il CBD, o cannabidiolo (il composto chimico presente nella cannabis sativa essiccata), offre effetti terapeutici grazie alle sue proprietà fisiologiche.
Nonostante queste informazioni siano di pubblico dominio e facilmente accessibili, persiste ancora una certa reticenza nel diffondere le proprietà benefiche di questa sostanza. In realtà, la canapa e il CBD sono stati storicamente impiegati per trattare una vasta gamma di problematiche, dimostrando la loro efficacia nel contesto delle terapie alternative.